PIATTAFORMA: Netflix
IDEAZIONE: tratta dall’omonimo romanzo di Daniele Mencarelli
REGIA: Francesco Bruni
SCENEGGIATURA: Francesco Bruni, Francesco Cenni, Daniela Gambaro, Daniele Mencarelli
CAST: Federico Cesari, Fotinì Peluso, Filippo Nigro, Bianca Nappi, Ricky Memphis, Andrea Pennacchi, Vincenzo Crea, Carolina Crescentini, Alessandro Averone, Vincenzo Nemolato, Nicolò Ferrero, Lorenzo Renzi, Michele La Ginestra, Lorenza Indovina (…)
GENERE: drammatico
EPOISODI: 7
STAGIONE 1
“Tutto Chiede Salvezza” è una serie italiana originale disponibile su Netflix, che è stata una vera rivelazione: nei primi tre giorni da quando è uscita, è balzata subito al terzo posto della classifica delle più viste in assoluto, superata solo da “Dahmer” e “The Watcher”.
“Tutto Chiede Salvezza” è tratta dall’omonimo romanzo di Daniele Mencarelli, vincitore del Premio Strega Giovani nel 2020. L’autore compare anche tra gli sceneggiatori della serie, che racconta una storia autobiografica, come possiamo intuire anche grazie al fatto che il protagonista si chiama Daniele… proprio come l’autore. Al centro del racconto c’è la storia di un ragazzo che un giorno si sveglia e scopre di essere stato ricoverato in un ospedale psichiatrico per un TSO (Trattamento Sanitario Obbligatorio) ma non si ricorda nulla di quello che è successo. La settimana che passerà con i suoi compagni di stanza cambierà per sempre la sua vita.
Cosa ne penso? E’ una bella serie. Ben recitata e ben fatta. L’ho vista tutta di filato in sole due sere. Le puntate non sono molte: sono 7, come i giorni della settimana. Ogni puntata, in effetti, corrisponde ad uno dei sette giorni di ricovero e racconta cosa succede in quel giorno: una sorta di unità aristotelica, ovvero quel canone narrativo che prevede unità di tempo, di luogo e di azione. E’ un grido d’aiuto di tutta una generazione, straziante ma pieno di speranza, che esprime un enigmatico disagio di vivere che molti ragazzi manifestano in modo più o meno evidente.
E’ una serie che racconta realtà dolorose e delicate con una certa dolcezza e leggerezza che non sono però una banalizzazione ma sono come una carezza a tutti i nostri disagi, a tutte quelle mancanze d’amore e di comprensione che ci soffocano, che ci opprimono, perché alla fine la sofferenza e l’emarginazione sono tutte le mancanze d’amore che il mondo ci urla in faccia. Unico neo, magari, il finale un po’ banalotto… ma, in fondo, pensiamoci bene: che cosa c’è di più bello e rassicurante della normale banalità. Consigliatissimo.
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