IDEATORE: Chris Van Dusen
CAST: Julie Andrews (voce narrante), Phoebe Dynevor, Regé-Jean Page, Ruth Gemmell, Jonathan Bailey, Luke Thompson, Luke Newton, Claudia Jessie, Adjoa Andoh, Ruby Barker, Sabrina Bartlett, Harriet Cains, Bessie Carter, Nicola Coughlan, Polly Walker, Ben Miller, Lorraine Ashbourne, Golda Rosheuvel, Florence Hunt, Will Tilston.
GENERE: sentimentale, drammatico, in costume
Ciao a tutti voi amici visionari, che come me amate il cinema e le serie tv! Io sono Lauretta Buffa di visionair.fm e in questo #visioselfie vi voglio parlare di “Bridgerton”, serie in otto puntate disponibile su Netflix. La storia raccontata si basa sui romanzi di Julia Quinn, ambientati nel mondo dell’alta società londinese durante il periodo della Reggenza inglese.
Confesso di averla guardata spinta dalla curiosità perché prodotta da Shonda Rhimes (che ha cerato l’highlander delle serie, seconda solo a “Beautiful”: “Grey’s Anatomy”) e il clamoroso successo che “Bridgerton” ha fatto registrare con ben 63 milioni di visualizzazioni dopo solo 28 giorni dal suo debutto, avvenuto a Natale. Cifre che l’hanno eletta quinto più grande lancio tra le serie originali di Netflix. Un successo talmente grande che ha subito assicurato la produzione di una seconda stagione che, come potete ascoltare nella terza puntata delle #visionews in podcast, si baserà sul secondo libro della serie scritta dalla Quinn. Il romanzo si intitola “Il Visconte che mi Amava” e, questa volta, al centro del racconto ci sarà primogenito della famiglia: Anthony, interpretato da Jonathan Bailey. In questa prima stagione si presenta la famiglia Bridgerton, otto fratelli molto uniti. La protagonista è la sorella Daphne, la prima in età da marito, alle prese con le gioie e i dolori della sua storia d’amore con il Duca di Hastings, scapolo e amico di suo fratello Anthony. Le famiglie della Londra “bene”, infatti, sono tutte concentrate sul “mercato matrimoniale” per realizzare il miglior matrimonio possibile per le proprie figliole.
Cosa ne penso? Sebbene questa serie sia ambientata all’epoca della Reggenza inglese (1811 – 1820) è clamorosamente una bestemmia storica… ma di quelle grosse! Capisco che alla base delle scelte fatte ci sia la voglia di utilizzare uno stile pop… un po’ come la “Maria Antonietta” di Sofia Coppola e quindi la musica moderna riarrangiata per essere suonata dagli strumenti in voga al tempo ci sta. Quello che non capisco e mi infastidisce grandemente, invece, è il revisionismo sociale in salsa Disney che fa molto politically correct: non credo proprio che la Regina Carlotta fosse creola o che il Duca di Hastings potesse essere nero come molti dei cortigiani che frequentano la serie.
Superato questo scoglio, la seconda reazione era in bilico tra l’eruzione cutanea e l’ormone a palla: scopano come ricci ogni due per tre. Mi sembra che sia vietato ai minori di 14. Se fossi la madre di una ragazzina, rispetterei la limitazione. Una cosa però la devo dire onestamente: “Bridgerton” ti tiene attaccato allo schermo e, infatti, mi sono bevuta tutte le otto puntate caricate in due soli giorni… e ci ho messo due giorni perché avevo altre cose da fare. Cose come: lavorare, cucinare, pulire casa, vivere.
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