Regia: Henry Bradbeer
Cast: Millie Bobby Brown, Henry Cavill, Sam Clafin, Helena Bonham Carter, Fiona Shaw, Adeel Akhtar, Louis Patridge, Frances De La Tour, Susan Wokoma, Bum Gorman, David Bamber, Hattie Morahan.
Ero molto impaziente e curiosa di vedere “Enola Holmes”, adattamento per il cinema della serie di romanzi “The Enola Holmes Mysteries” scritta da Nancy Springer che vede nel ruolo della protagonista la sorella sedicenne di Sherlock Holmes, forse il più famoso investigatore privato di tutti i tempi. Il film sarebbe dovuto uscire al cinema ma, a causa della pandemia di Covid-19, è stato rinviato per poi approdare direttamente su Netflix. A proposito della piattaforma, la Conan Doyle Estate, che detiene i diritti delle opere dello scrittore, ha fatto causa a Netflix perché nel film Sherlock viene presentato come un personaggio che prova emozioni, cosa che accade solo nelle opere del periodo tra il 1923 e il 1927, coperte ancora da copyright e non ancora di pubblico dominio come le restanti. In effetti, pur non essendo a conoscenza di questo “dettaglio”, anch’io avevo notato che nel film Sherlock esprime affetto e simpatia per la sorella e non mi sembrava un dettaglio in linea con quanto già pensavo di conoscere dell’impassibile investigatore.
Si può ben dire che il film sia una “origin story” del personaggio di Enola e che sicuramente sarà servito per aprire le danze con tutta una serie di seguiti dedicati alla sorella minore di un mito… altrettanto scaltra e intelligente. Qui, in realtà, iniziano i problemi del film, che dovrebbe essere una sorta di racconto di iniziazione della giovane Enola. La protagonista, infatti, viene definita “non esperta del mondo esterno” e viene sottolineato il fatto che, fino a quel momento, lei ha sempre vissuto isolata in campagna insieme alla madre. Enola alle prese con le sue prime indagini (la ricerca della madre e quella del mandante del tentato omicidio di un amico), fin da subito, però appare tutt’altro che sprovveduta. A mio parere, quindi, manca la componente di maturazione e crescita che in teoria avrebbe dovuto trasparire nell’arco della narrazione.
Cosa ne penso? Se non vi dispiacciono i film per young adult, come si chiamano oggi le pellicole pensate e realizzate per un pubblico giovane, è senz’altro godibile e scorre via liscio e piacevole nonostante quanto ho già accennato e un altro paio di buche sul percorso. Va bene la sospensione dell’incredulità, richiesta quando ci si immerge in un racconto di fantasia, ma ad un certo punto Enola è chiusa in una cesta e in pochissimo tempo riesce a fare una caricatura. Sarà anche la disegnatrice più veloce del mondo ma… dove trova carta e carboncino? Mistero (Ci sarebbe da chiamare Sherlock Holms per indagare!).
Questo è solo un piccolo dettaglio. Molto più fastidioso, a mio avviso, è il continuo rompere la quarta parete da parte dell’attrice che si rivolge direttamente allo spettatore ammiccando o facendo smorfiette. “Il troppo stroppia”! Ovvero: usare questo escamotage qualche volta può risultare simpatico ma, se si esagera, diventa fastidioso.
Detto questo, il film ha i suoi difetti ma questi non gli impediscono di risultare scorrevole e piacevole.
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