IDEATORE: George Kay, François Uzan
REGIA: Louis Leterrier, Marcela Said, Ludovic Bernard
CAST: Omar Sy, Vincent Londez, Ludivine Sagnier, Clotilde Hesme, Nicole Garcia, Hervé Pierre, Soufiane Guerrab, Antoine Gouy, Fargass Assandé, Shirine Boutella, Ethan Simon, Adama Niane (…)
GENERE: azione, poliziesco, thriller, drammatico
Ciao a tutti voi amici visionari, che come me amate il cinema e le serie tv! Io sono Lauretta Buffa di visionair.fm e questo #visioselfie è dedicato a “Lupin”: serie televisiva francese, prodotta da Gaumont, e disponibile su Netflix. Il titolo, l’argomento e l’attore protagonista (Omar Sy: quello di “Quasi Amici”, per intenderci) hanno catturato la mia attenzione.
Il titolo “Lupin” scatena ricordi di gioventù legati ad una serie animata giapponese ispirata ai romanzi di Maurice Leblanc su Arsenio Lupin: il ladro gentiluomo più famoso di tutti i tempi. In effetti anche questa serie francese si ispira ai medesimi racconti, tanto che il protagonista non solo ne è un fan ma intraprende proprio la carriera ispirandosi a questi romanzi.
La serie racconta le vicende di Assane Diop che, da ragazzino, vede la sua vita completamente stravolta dopo l’arresto e la conseguente morte del padre, accusato di un furto che non ha commesso. Una volta diventato adulto, Assane farà qualunque cosa per scoprire la verità e vendicarsi della ricca famiglia che ha causato la condanna e la morte del padre.
“Lupin” è stato uno dei maggiori successi di Netflix nell’ultimo anno: è stato al primo posto nella top 10 delle serie più viste in ben 10 Paesi e nei primi 28 giorni di pubblicazione è stata vista da 70 milioni di abbonati. Visti i risultati ottenuti, Netflix ha annunciato una seconda stagione in arrivo quest’estate.
Cosa ne penso? Ho letto di tanta gente che si lagnava perché “questo Lupin non è quello che conosciamo”. Mi sembra importante sottolineare che questa storia si ispira, dichiara il proprio amore a Lupin, parla di fan del ladro gentiluomo ma non è un remake o di una “storia di Lupin”. Tant’è che l’unico poliziotto che ha capito qualcosa, ci è arrivato perché anche lui è un lettore dei romanzi di Leblanc. Ovviamente tutto questo successo ha riportato in auge anche le vendite dei libri dedicati al nostro amico “manolesta e cervello fino”. Qualcun altro invece non ha gradito quella che è stata definita come una “deriva sociale” (la classe abbiente che frega e sfrutta quella meno abbiente per i propri loschi comodi e senza pagare il conto). Io dico che è semplicemente lo specchio dei tempi: un’attualizzazione dello spunto che da alla storia e al personaggio di Omar Sy un sapore, uno spessore e uno sviluppo un po’ diversi da quelli che forse ci saremmo aspettati. E questo è un bene. Dal mio punto di vista di spettatore, mi sono goduta lo spettacolo coinvolgente e mai banale. Mi correggo, forse una banalità c’è: l’unico poliziotto che sembra averci capito qualcosa, viene trattato da cretino dai colleghi. La cosa però mi fa sorridere e penso ad una sorta di citazione: l’ispettore Zenigata vi dice qualcosa?
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