IDEATORE: Evan Romansky
REGIA: Ryan Murphy
CAST: Sarah Paulson, Finn Wittrock, Cynthia Nixon, Jon Jon Briones, Charlie Carver, Judy Davis, Sharon Stone.
“Ratched”, disponibile su Netflix, è una La serie in otto episodi che si basa sul personaggio del romanzo “Qualcuno Volò sul Nido del Cuculo” di Ken Kesey. Ambientata nel 1947, racconta la storia dell’infermiera Mildred Ratched che cerca di entrare a fare parte del team che lavora all’interno di un centro psichiatrico, gestito dal dottor Hannover. Nell’istituto i pazienti vengono sottoposti a cure sperimentali molto cruente. Mildred si presenta in modo impeccabile, entrando nell’organizzazione della clinica, ma con il tempo emerge qual è il vero motivo che l’ha spinta ad entrare a far parte della struttura. Questo ce lo dice la sinossi. A dire il vero, però, si capisce quasi subito quale sia il mistero che si cela sotto le sue intenzioni. Quando ho letto che il regista della serie, Ryan Murphy, è stato il produttore della serie “Hollywood” (potete trovare la mia video recensione on line), mi si è illuminata la famosa lampadina. Sì, perché le due serie si somigliano parecchio visivamente e soprattutto nei loro difetti. Due serie che parlando di storia del cinema (ognuna a modo suo) e lo fanno senza davvero centrare l’obiettivo… in questo caso forse per eccesso di voyerismo o di inutile esercizio di stile.
Ah: ve l’ho già detto che la serie si basa sul personaggio del romanzo “Qualcuno Volò sul Nido del Cuculo” di Ken Kesey? Ah, sì? Bene: abituatevi a leggerlo, perché in ogni puntata appare un disclaimer per ricordarlo. Perché ricordarlo in modo così presente e ossessivo? Forse per ricordare allo spettatore che la serie è roba da veri cinefili e che se non la si apprezza allora non si è all’altezza? Boh. Lo trovo un po’ snob. Sarebbe persino peggio se l’intenzione fosse quella di ricordare incessantemente che, nelle intenzioni degli autori, questa è una origin story del personaggio della crudelissima infermiera Ratched del film “Qualcuno Volò sul Nido del Cuculo”. Perché? Perché ad un certo punto pure loro avevano perso di vista quale fosse la storia da raccontare? Non lo so. In ogni caso: questo continuo ricordarci che la serie si basa sul personaggio del romanzo “Qualcuno Volò sul Nido del Cuculo” di Ken Kesey è fastidioso.
Cosa ne penso? Per me la storia è tanto patinata, ricca e bella visivamente quanto banale, vuota e inutile dal punto di vista della storia e della narrazione. La protagonista Sarah Paulson non regala grande profondità a quello che dovrebbe/potrebbe essere un personaggio molto più complesso. L’unica nota che mi ha colpito è l’eleganza formale e perfetta del suo personaggio: impeccabile fuori, mostruoso dentro. In compenso, i comprimari sono veramente divertenti e si vede che sono a loro agio nei personaggi stereotipati che interpretano. Godibile anche Sharon Stone nella parte di una ereditiera in cerca di vendetta. Diverse scene di sesso o di violenza sembrano gratuite: giusto per dare un tocco di scabroso e di genere. C’è anche un tocco di poco credibile: ma da quando una clinica psichiatrica sembra un albergo di lusso? E soprattutto: da quando in una clinica psichiatrica si organizzano balli ai quali, poi, si permette di partecipare ad un pluriomicida pericoloso? Credibilissimo… non vi pare?! Dal punto di vista visivo è una gioia per gli occhi: colori brillanti e una messa in scena sontuosa che ricorda certi film di Hitchcock ma senza avere l’eleganza e la finezza narrativa del maestro.
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